Z.T.L. – Zone Temporaneamente Liberate

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Una delle maggiori sfide che la teoria antispecista ci lancia è la sua attuazione concreta nel quotidiano, la sua conseguente e coerente applicazione alle nostre normali attività di Umani. Considerando lo stato delle cose, le difficoltà della messa in pratica dei suoi principi sono oggettivamente rilevanti, tanto da indurci a volte a pensare che non tutto ciò che è stato teorizzato possa in realtà essere declinato nella vita quotidiana, contribuendo così – più o meno consapevolmente – a relegare sempre più l’antispecismo ad una sfera esclusivamente teorica e utopica.
Personalmente non sono in grado di affermare con certezza che l’intera elaborazione teorica antispecista possa avere un riscontro pratico, certamente nell’immediato non è così e ciò è chiaramente dovuto alla nostra condizione attuale di membri una società umana fondata sull’antropocentrismo: condizione che ci impedisce di poter sperimentare liberamente esperienze di vita alternative e nuovi rapporti con gli altri viventi. Tale problematica è dovuta ovviamente ad oggettivi impedimenti nel campo delle pratiche e delle attività umane, ma prima di tutto al concetto e alla visione che abbiamo di noi, del nostro ruolo in seno alla Natura e del mondo che ci circonda.
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Cinque principi

Nel lontano 2007 pubblicai su Veganzetta un articolo dal titolo “Cinque principi” a mio avviso utili per il raggiungimento di una possibile giustizia interspecifica. Tale testo rappresentò il punto di partenza di una reinterpretazione dei cinque principi di P. W. Taylor in chiave antispecista, successivamente inserita nel libro “Manifesto Antispecista. Teoria, strategia, etica e utopia per una nuova società libera“.
Ripropongo di seguito il testo originario.


Cinque principi

Il paradigma suggerito dall’antispecismo è la costruzione di una nuova società  umana non più verticale come l’attuale, ma orizzontale, dove empatia, giustizia, solidarietà, rispetto, assumono il loro significato più pieno ed inoltre allargato anche a coloro che attualmente non fanno parte della sfera dei “diritti umani”. Pensare ad un futuro dove ogni singolo atto può avere ricadute importanti se non nefaste per altri esseri senzienti o in generale viventi, potrebbe rimanere un puro esercizio di stile, se non si adottassero una serie di criteri pratici e comportamentali utili per allargare la sfera morale anche agli Animali.
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Pane e antispecismo

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A volte (ma solo in particolari casi) l’antispecismo può diffondersi anche attraverso i gusti, i profumi e i colori della cucina vegetale. Per principio ho sempre evitato di accostare questi due mondi, ma una volta tanto è opportuno fare una doverosa eccezione. Esiste a Savona un ristorantino molto particolare sin dal nome: in’Unzaja. Trattasi di un luogo d’incontro e degustazione di cibo etico e vegetale, fondato e gestito da un piccolo ma agguerrito gruppo (Anna, Michele, Elia e la cagnolina Shiva) che in precedenza aveva dato vita all’esperienza dei Veganierranti.
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Il mito del ribelle non aiuta la liberazione animale

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A noi Umani sono sempre piaciute le figure eroiche e ribelli perché in definitiva soddisfano una nostra propensione al romanticismo, osando ciò che generalmente noi non siamo disposti ad osare. Non fa eccezione il mondo animalista e antispecista (pur sempre formato da Umani), che ha preso a considerare sempre più quegli Animali che trovano la forza di ribellarsi e di fuggire alla sorte decisa dai loro aguzzini umani. Certo chi tra gli Animali si difende, attacca o scappa per salvarsi la vita, attira sempre simpatie e solidarietà, tanto da giungere ad assumere addirittura un’identità: smette di essere un numero, un oggetto o un corpo destinato a fornire reddito, per divenire un soggetto: un individuo.

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Teoria intersezionale e antispecismo: una critica

Fonte: www.veganzetta.org/teoria-intersezionale-e-antispecismo-una-critica


Questo articolo inaugura su Veganzetta una serie di riflessioni critiche sul cosiddetto “movimento antispecista” come lo conosciamo attualmente e su alcune sue recenti tendenze, elaborazioni e proposte. In questo primo testo si propongono delle considerazioni di Aldo Sottofattori (storico esponente dell’antispecismo italiano, nonché autore in passato di numerosi articoli pubblicati su Veganzetta) sul rapporto tra intersezionalità e antispecismo, nel tentativo di comprendere – onestamente, serenamente e senza preconcetto alcuno – se la via dell’intersezionalità così come è stata intrapresa in ambito antispecista, abbia prospettive e una possibilità di sviluppo.
In coda al testo di Sottofattori, alcune considerazioni su quanto in esso proposto.
Ci si augura che sia gli argomenti affrontati da Sottofattori, sia le considerazioni sul suo articolo, possano essere di stimolo per l’avvio di un dibattito serio e propositivo sull’argomento.

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40.000 al secondo

40000 al secondo - 40.000 al secondo

 

Fonte: Campagne per gli animali


Uccidiamo 40.000 Animali ogni secondo. Sono quelli usati per produrre carne.
Se per ognuno ci tatuassimo una X, il nostro corpo ne sarebbe pieno.
Puoi cambiare la tua vita in un secondo per salvare quella degli altri.
Diventa vegan.

Questa è la comunicazione testuale della nuova pubblicità antispecista dal titolo “40.000 al secondo” che Campagne per gli animali lancia ufficialmente oggi e che verrà presentata il 1 novembre 2017 in occasione del World Vegan Day a Firenze. “40.000 al secondo” è una pubblicità innovativa ideata da Adriano Fragano, Dora Grieco e Roberto Politi e fotografata da Sara Morena Zanella che coniuga messaggio antispecista, contro-informazione sullo sfruttamento animale e artivismo.
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