Un articolo pubblicato in Colombia

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Il mio articolo “Minoranza nella minoranza: il veganismo radicale come antidoto alla normopatia” originariamente pubblicato su Veganzetta, è stato pubblicato anche su Revista Crisálida – Revista de Pensamiento & Acción por el Fin del Especismo, una giovane e promettente rivista antispecista della Colombia.

L’introduzione e la traduzione del testo è stata curata da Romina Kachanoski alla quale va un ringraziamento di cuore per il suo ottimo e puntiglioso lavoro. Un ringraziamento inoltre a tutta la redazione di Revista Crisálida per l’interesse e la disponibilità e un augurio buon lavoro.

Coloro che conoscono la lingua spagnola, possono leggere l’articolo al seguente indirizzo.


Fotografia in apertura: HIDDEN – We Animals Media

Minoranza nella minoranza: il veganismo radicale come antidoto alla normopatia

Un recente articolo pubblicato sul sito web dell’associazione The Vegan Society, illustra il risultato di un’indagine statistica condotta dalla stessa su un campione di persone umane vegane britanniche, a riguardo del loro atteggiamento sul cosiddetto “vaccino” contro il virus Covid-19.1 Il titolo dell’articolo tradotto in italiano è eloquente: “L’87% dei vegani del Regno Unito ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid-19” e in riferimento ai soggetti intervistati, si dichiara:

“Solo il 4% ha affermato di non essersi vaccinato e che non lo farà. Il motivo principale addotto da coloro che non vogliono vaccinarsi è la paura o la sfiducia sulla sicurezza del vaccino (58%). Il 35% vuole aspettare che vengano rese disponibili ulteriori informazioni e il 29% non crede che il vaccino funzioni. Il 23% di questo gruppo ha indicato ragioni etiche”.

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Dove sono? Tra il dire e il fare c’è di mezzo il virus

Nel paese della bugia, la verità è una malattia.
Non ha vaccino, non ha cura e neanche a metri si misura.
La verità è presagio solo di buona sorte e ai bugiardi
non rimane che tenersi il naso lungo o le gambe corte.
Gianni Rodari

Premessa
In Italia da qualche tempo, adducendo motivazioni legate all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da coronavirus, è in atto una limitazione sempre maggiore delle legittime libertà individuali umane. Lo strumento utilizzato è il famigerato certificato digitale denominato green pass.
Con il dilagare del virus infatti è cominciata la lotta alla pandemia, che ben presto è divenuta una guerra con tanto di lessico appropriato (medici in trincea, martiri, eroi, nemico da sconfiggere e via discorrendo). L’asticella del controllo sociale a fini sanitari (?) ha cominciato così a salire sempre più, inesorabilmente, fino alla situazione odierna in cui pare che l’integrità del corpo umano non sia più un argomento riguardante chi tale corpo lo possiede, ma sia diventato esclusivamente di pertinenza pubblica. Sulla questione si sono creati due fronti contrapposti, sempre più radicali e distanti tra loro a causa di notizie false, tendenziose, di verità ed evidenze non dette o negate, di previsioni funeste, statistiche che dimostrano tutto e il contrario di tutto ed ovviamente emergenze continue. Continua a leggere

Vaccini, green pass, veganismo e antispecismo

Una persona umana che considera il veganismo e l’antispecismo come dei sistemi di principi morali di riferimento, durante la sua vita quotidiana si pone delle domande (lo fa di continuo a dire il vero) per comprendere se ciò che decide di fare o non fare, sia coerente con le sue idee. Questo approccio all’esistenza la porta a esprimere dubbi, a ricercare informazioni, a porsi in atteggiamento critico e a non accontentarsi di soluzioni facili, a comprendere i fatti della vita per farsi un’idea (per quanto possibile) di cosa essi possano rappresentare per la nostre e le altrui esistenze.
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Il veganismo ai tempi del Coronavirus

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Da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il nuovo Coronavirus (Covid-19 o SARS-CoV-2) una pandemia, in pratica non esiste un continente che non sia stato interessato dalla sua presenza. Con il crescere del contagio, sono cresciute le emergenze sanitarie e diminuite le libertà individuali e collettive, fino a giungere a situazioni giustamente paragonate agli scenari immaginati nei romanzi distopici di Orwell, Huxley o Bradbury. I media fanno a gara nello snocciolare dati, tendenze, curve ascendenti e discendenti di contagi, raggiungimento di picchi ed elenchi di decessi; scienziati e esperti nelle più svariate discipline si affannano a fornire pareri su come uscire (più o meno indenni) dalla pandemia, su come dovremmo condurre gli interventi necessari a contrastarla e le modalità per convivere con il virus. Tutti si concentrano sul come arginare il dilagare di Covid-19, nessuno o quasi si interroga sul perché questo virus abbia colpito così duramente la nostra specie: ora non c’è tempo, dopo non ci sarà più la voglia di farlo.

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Veganismo e consumismo: un’intervista

Un’intervista sul tema “veganismo e consumismo” che ho rilasciato al Collettivo Tana Liberi Tutti che ringrazio di cuore.


Vista l’esplosione del veganismo di consumo (o da supermarket) e il proliferare di associazioni vegane di ogni sorta, abbiamo posto alcune domande ad Adriano Fragano, che questi temi li ha affrontati nei suoi libri.
Buona lettura!

1. In questi ultimi anni abbiamo assistito a una crescente attenzione del mercato per i vegani, con conseguente offerta di prodotti vegani confezionati e soluzioni ‘rapide’ da supermarket. Parallelamente, specie su alcuni gruppi social, la comunicazione su questi prodotti sembra prevalere sulla trattazione di temi inerenti gli aspetti etici del veganismo e, in generale, su ogni tipo di approfondimento critico. Uno scenario che avevi prefigurato in Disobbedienza Vegana. Che ne pensi?

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