Una delle maggiori sfide che la teoria antispecista ci lancia è la sua attuazione concreta nel quotidiano, la sua conseguente e coerente applicazione alle nostre normali attività di Umani. Considerando lo stato delle cose, le difficoltà della messa in pratica dei suoi principi sono oggettivamente rilevanti, tanto da indurci a volte a pensare che non tutto ciò che è stato teorizzato possa in realtà essere declinato nella vita quotidiana, contribuendo così – più o meno consapevolmente – a relegare sempre più l’antispecismo ad una sfera esclusivamente teorica e utopica.
Personalmente non sono in grado di affermare con certezza che l’intera elaborazione teorica antispecista possa avere un riscontro pratico, certamente nell’immediato non è così e ciò è chiaramente dovuto alla nostra condizione attuale di membri una società umana fondata sull’antropocentrismo: condizione che ci impedisce di poter sperimentare liberamente esperienze di vita alternative e nuovi rapporti con gli altri viventi. Tale problematica è dovuta ovviamente ad oggettivi impedimenti nel campo delle pratiche e delle attività umane, ma prima di tutto al concetto e alla visione che abbiamo di noi, del nostro ruolo in seno alla Natura e del mondo che ci circonda.
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veganismo radicale
Un articolo pubblicato in Colombia
Il mio articolo “Minoranza nella minoranza: il veganismo radicale come antidoto alla normopatia” originariamente pubblicato su Veganzetta, è stato pubblicato anche su Revista Crisálida – Revista de Pensamiento & Acción por el Fin del Especismo, una giovane e promettente rivista antispecista della Colombia.
L’introduzione e la traduzione del testo è stata curata da Romina Kachanoski alla quale va un ringraziamento di cuore per il suo ottimo e puntiglioso lavoro. Un ringraziamento inoltre a tutta la redazione di Revista Crisálida per l’interesse e la disponibilità e un augurio buon lavoro.
Coloro che conoscono la lingua spagnola, possono leggere l’articolo al seguente indirizzo.
Fotografia in apertura: HIDDEN – We Animals Media
Minoranza nella minoranza: il veganismo radicale come antidoto alla normopatia
Un recente articolo pubblicato sul sito web dell’associazione The Vegan Society, illustra il risultato di un’indagine statistica condotta dalla stessa su un campione di persone umane vegane britanniche, a riguardo del loro atteggiamento sul cosiddetto “vaccino” contro il virus Covid-19.1 Il titolo dell’articolo tradotto in italiano è eloquente: “L’87% dei vegani del Regno Unito ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid-19” e in riferimento ai soggetti intervistati, si dichiara:
“Solo il 4% ha affermato di non essersi vaccinato e che non lo farà. Il motivo principale addotto da coloro che non vogliono vaccinarsi è la paura o la sfiducia sulla sicurezza del vaccino (58%). Il 35% vuole aspettare che vengano rese disponibili ulteriori informazioni e il 29% non crede che il vaccino funzioni. Il 23% di questo gruppo ha indicato ragioni etiche”.