Attivismo e amicizia non sempre coesistono, a volte però per fortuna accade.
Un esempio è questa fotografia che ritrae per l’appunto un amico e un compagno di attivismo: Ezio di Equal Rights Forlì che con la sua mitica distro presenzia a tutti gli eventi antispecisti e non solo, diffondendo materiali altrimenti introvabili.
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Equal Rights Forlì
Liberazione animale è liberazione umana
LIBERAZIONE ANIMALE E’ LIBERAZIONE UMANA
Il movimento di lotta allo sfruttamento animale ha visto negli ultimi anni una partecipazione nuova. Di fronte al moltiplicarsi di questo
interesse, che proviene a volte da contesti del tutto inaspettati, abbiamo scoperto l’esigenza di riflettere a fondo su una costellazione di accadimenti che ci preoccupano e da cui trapela l’associazione sempre più frequente tra contenuti antispecisti e panorami politici qualunquisti o di estrema destra.
Episodi come il corteo di due anni fa ad Ivrea contro la vivisezione (organizzato da AntispeIvrea, gruppo animalista dichiaratamente vicino a gruppi di destra come gli Autonomi Nazionalisti, che si definiscono “anti-antifascisti”) o gli spiacevoli incontri ripetuti nei cortei di Montichiari e soprattutto di Correzzana (indetti esplicitamente in ottica antispecista e quindi contro ogni dicriminazione, e a cui si sono presentate provocatoriamente persone che esibivano simboli della tradizione autoritaria e xenofoba, come la svastica, la croce celtica, la fiamma tricolore e simili) sono sempre più frequenti. Nel frattempo sorgono e si diffondono realtà nuove, come quella de La Foresta Che Avanza (progetto “ambientalista” del gruppo CasaPound, dichiaratamente neofascista), o meno nuove, come quella dei 100% Animalisti (gruppo molto rappresentativo di un qualunquismo in cattiva fede, che promuove solo superficialità). Leggere che un militante di Casaggì (gruppo dell’estrema destra fiorentina) ha rivendicato la propria responsabilità in una serie di azioni firmate con la sigla ALF (Animal Liberation Front) racchiusa nella A cerchiata, è stata una po’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ci sembra necessario rivolgerci a tutti quelli e a tutte quelle che, soprattutto grazie alle campagne animaliste degli ultimi anni, si sono avvicinate e avvicinati alla lotta contro lo sfruttamento animale, e ne hanno fatti propri i suoi ideali. Il significato dell’antispecismo sta nel suo rifiuto radicale di qualunque tipo di discriminazione e di sopraffazione: persino la più accettata da tutti, quella sugli animali.
Come è possibile conciliare questo che è il nocciolo più profondo della lotta per la liberazione animale con gli ideali della destra radicale, che incarnano invece l’anima più convinta di quel sistema che legittima e applica il dominio dell’uno sull’altro?
Xenofobia e antispecismo
Per due motivi soprattutto gli ideali di liberazione animale non ci sembrano conciliabili con posizioni di estrema destra (o di estremo qualunquismo): per la concezione razzista del rapporto con gli altri esseri umani, e per la mentalità gerarchica e autoritaria.
L’antispecismo è l’opposizione a quella che è la forma più diffusa di discriminazione: quella nei confronti delle altre specie, lo specismo.
Essere antispeciste e antispecisti significa in primo luogo considerare tutti gli animali viventi come degni allo stesso modo della vita e della libertà. È importante cominciare a capire che gli animali che nella nostra società vengono sfruttati e uccisi non meritano meno rispetto di quelli che siamo abituati e abituate a nutrire e accudire; e che anche questi ultimi sono a loro modo prigionieri dell’addomesticamento a cui li abbiamo sottoposti. Ma soprattutto è importante capire che essere antispecisti/e significa non considerare la specie umana superiore alle altre, e ricordare che anche l’uomo e la donna sono animali su questo pianeta. Considerare gli esseri umani al pari di tutte le altre specie, implica che discriminare qualcuna o qualcuno perché diversi (per provenienza o per gusti affettivi) è contraddittorio e assurdo. Le ideologie di estrema destra continuano e tengono viva invece la tradizione della discriminazione umana, e in Italia si accaniscono nello specifico contro gli immigrati, incitando il disprezzo e l’odio.
Inoltre l’attitudine più genericamente autoritaria e prevaricante tipica dei movimenti di destra ci sembra inconciliabile con gli ideali del movimento di liberazione animale, che si oppone alla più evidente e allo stesso tempo accettata delle forme di sfruttamento e sopraffazione: quella sugli ultimi e le ultime, gli animali non umani. È nella tradizione dell’estrema destra l’affermazione del potere di pochi, anche attraverso la violenza, un ideale sociale in cui le priorità sono il controllo e l’ordine (quello gerarchico a forma di piramide in cui ognuna/o deve rimanere nei ranghi), a scapito della libertà e della parità.
Animalismo e qualunquismo
Infine riteniamo necessario spendere alcune parole sull’utilizzo di simboli e termini molto spesso utilizzati senza che ne siano veramente stati compresi i significati profondi. Lo stesso uso del termine “antispecismo”, che viene sempre più utilizzato come sinonimo di animalismo, non è spesso inteso in tutta la sua profondità e nelle implicazioni che ha effettivamente, ma viene ridotto e degradato a un semplicista “amore per gli animali”. La stessa trascuratezza ha forse portato all’utilizzo e alla diffusione, in parte inconsapevole, della sigla ALF (Animal Liberation Front) associata al simbolo della A cerchiata. La storia di questa associazione di significati ha radici nella precisa presa di posizione antiautoritaria del movimento di liberazione animale; per anni è stato infatti quasi ovvio che opporsi allo sfruttamento degli umani sugli animali significasse anche respingere ogni atteggiamento prevaricante dell’essere umano sugli altri esseri umani, concetto ampiamente approfondito dai movimenti anarchici e libertari simboleggiati appunto dalla A cerchiata.
L’osservazione della scarsa consapevolezza e serietà con cui si fa uso di questi termini e di questi simboli, impoverendoli così del loro valore concettuale, ci fa soffermare su quanto poco approfondite siano le riflessioni ideologiche in seno al movimento animalista di questi ultimi anni. La tendenza a considerare la lotta per la liberazione animale come una cosa a sé stante, scissa dal panorama completo dei propri valori e delle proprie idee, e la fin troppo abusata frase “agli animali non interessa la politica” hanno creato una sorta di limbo nel quale ogni contraddizione è concessa.
Una riflessione profonda sui motivi per i quali esiste lo sfruttamento degli animali non può tollerare prese di posizione di tale superficialità. Diventa quindi indispensabile ribadire il carattere politico della lotta di liberazione animale, non nel senso verticistico e di delega che viene oggi attribuito a questo termine dall’immaginario degli schieramenti politici, ma in senso di impegno radicale. Impegno che permea ogni aspetto delle nostre vite e che ci pone in netta contrapposizione con ogni legittimazione di quei principi che contribuiscono, anche se indirettamente, allo sfruttamento di animali umani e non umani e alla distruzione del pianeta terra.
Dovremmo riscoprire il valore e non il peso di un concetto come quello di antispecismo, che ha implicazioni potenzialmente radicali: è il progetto per un pianeta veramente più libero per tutti. Poiché se la nostra lotta vuole liberare tutti gli animali, essa dovrà comprendere anche l’essere umano. Liberazione animale è anche liberazione umana!
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