Nasce la “cassetta degli attrezzi”

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Come chiunque si accinga a cominciare un’opera, anche l’antispecista ha bisogno di una serie di attrezzi che lo aiutino a portarla a conclusione nel migliore dei modi.

Con un po’ di fantasia possiamo immaginare quali possano essere gli attrezzi presenti in un’ipotetica cassetta degli attrezzi a disposizione dell’antispecismo; essa sarà ricolma di oggetti del tutto teorici, o meglio, degli “oggetti ideali”, ma con capacità di influenzare e cambiare la realtà come e più di qualsiasi oggetto materiale.

Scarica il documento in formato pdf: “La Cassetta degli Attrezzi” rev. 6

E’ sottinteso che ogni tipo di contributo è ben accetto.

Nota: Il documento è alla sua sesta revisione datata febbraio 2012. Sono state apportate alcune modifiche ed aggiunta una definizione di “sobrietà” ed una nota sull’ecologia sociale.

Adriano Fragano


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30 Commenti

  1. Caro Adriano, ancora una volta sono qui a farti i complimenti.
    Permettimi una piccola nota (assolutamente costruttiva) legata non già al contenuto, che mi trova assolutamente d’accordo in ogni suo punto, quanto alla forma.
    La quint’ultima “chiave inglese” che ha come incipit: “Eliminazione graduale di tutte le specie animali non umane create dall’uomo o loro graduale rinaturalizzazione e reintroduzione in ambienti selvatici.” è una frase che, dati i tempi che corrono, potrebbe essere travisata.
    (Persone che ragionano per slogan se ne trovano ovunque, ahimé!)
    Fermo restando che sottoscrivo quanto hai scritto parola per parola, mi chiedo che impatto possa avere messo così. Quando dico “dati i tempi che corrono”, tu sai molto bene, mio buon amico, a ciò a cui mi riferisco, poichè (e nessuno si senta escluso) la lettura del testo, di qualsiasi testo, ormai avviene in modo talmente veloce che ho il timore (fondato) che siano poche le persone che si soffermino su una delle frasi successive: “Pertanto le specie selezionate tramite selezione genetica (eugenetica) dovranno scomparire gradualmente *impedendone la riproduzione* e prendendosi cura di tutti gli individui per garantire loro una vita serena e dignitosa (…)”
    Perdona la mia pignoleria: è che sono così contento di questa tua iniziativa che mi sembrava giusto dare un piccolo contributo.
    Cari saluti,
    L

  2. Caro Lidio,

    Grazie per i complimenti.

    Ogni contributo è importante e questa tua nota la ritengo utile.
    Passo quindi a precisare che il testo della “cassetta degli attrezzi” è assolutamente in divenire dato che man mano che si avanza con la questione antispecista, si dovranno affrontare i singoli nodi che brevemente e non esaurientemente ho proposto, ve ne sono sicuramente degli altri, e spero che i lettori/ le lettrici vorranno proporli.

    Passando a quanto tu rilevi, io credo che se chi legge è in malafede può tranquillamente estrapolare una frase di una riga da un contesto di trecento pagine e strumentalizzarlo, pertanto non credo che sarebbe opportuno ampliare il tema per fugare eventuali dubbi di chi continuerebbe ad averli anche dopo lunghi chiarimenti, credo invece che il tema debba essere affrontato per cercare di capire le implicazioni pratiche che una visione del genere potrebbe avere in un futuro prossimo.

    Gli Animali da noi creati sono moltissimi, la maggior parte non riuscirebbero a sopravvivere da soli in natura, ecco quindi che in un futuro antispecista ci dovrebbero essere dei centri (proprio come Valle Vegan ad esempio) pronti ad accoglierli per far trascorrere loro una vita serena senza permetterne la riproduzione. Gli altri Animali, capaci di ritornare in natura, dovrebbero essere gradualmente liberati nel loro ambiente originario. In ogni caso il loro numero dovrebbe diminuire enormemente. So che questa scelta significherebbe molti cuori spezzati sul versante umano, ma la ritengo una scelta inevitabile. Non si tratta, badi bene, di una visione eugenetica, al contrario, è da inserire in un progetto che oserei definire “riparatorio”. Serviranno molte generazioni di Umani aspecisti per riparare ai danni fatti…
    Mi riservo di affrontare in futuro l’argomento più approfonditamente.

    A presto

    Adriano

  3. Mi trovi perfettamente d’accordo. Il mio voleva essere un contributo nato dalla preoccupazione di una maggiore chiarezza. Però non avevo preso in considerazione una fondamentale verità, che ora, alla luce di quanto tu mi rispondi, condivido pienamente: chi è in malafede ci resta. E ci resterebbe anche se il testo impedisse interpretazioni.

    Ciò detto, sottoscrivo le tue affermazioni circa il probabile e auspicabile futuro antispecista. Permettimi, senza alcuna polemica nei confronti degli “zoofili-ad-ogni-costo”, di sottolineare che è vero che «questa scelta significherebbe molti cuori spezzati sul versante umano», ma è altrettanto vero che – di fronte alla salvezza della Terra – questo “risvolto” (diciamo così), è ben poco importante.

    Una specie che ha avvelenato l’intero pianeta, causando danni che ormai non sono più rimediabili (abbiamo superato il punto di non ritorno), non ha alcun diritto di continuare a perpetrare delitti. E dunque preoccuparsi per le sofferenze di qualche umano che deve rinunciare alla compagnia di un cosiddetto “animale da affezione”, non è nelle mie corde.
    Anzi: francamente me ne infischio.

    Come giustamente dici tu: il numero degli animali deve diminuire gradualmente ma inesorabilmente ed è una scelta inevitabile.

    Solo che purtroppo siamo ancora in pochi a dirlo.

    Gli umani “tanto tanto buoni” e politically correct, che si autoincensano perchè amano chi li riempie di affetto mentre ignorano la sofferenza di animali “non scodinzolanti” è ancora la stragrande maggioranza.

    Solo quando l’amore verso gli animali non sarà più autoreferenziale si potranno cominciare a fare dei passi in avanti nella direzione da te prospettata.

    In fondo, se ci pensiamo, anche questa mia affermazione è inscrivibile nel pensiero antispecista.

    L

  4. Molto bella e utile la cassetta degli attrezzi, ma nei fatti, come si può fare uno stretto controllo demografico? Dovremmo dichiarare guerra al Vaticano oltre che a gran parte dei paesi islamici viste le loro politiche demografiche!
    Però rifiutiamo la violenza come risolutrice di controversie.
    Credo che la storia ci insegni purtroppo che cambiamenti così radicali avvengano di rado senza colpo ferire.
    Quindi?
    Ciao Paolo

  5. Sicuramente la visione cattolica del rapporto tra specie umana e le altre specie è una delle principali fonti di guai, ma non credo che sia l’unica visione distorta, ce ne sono molte altre. Senza entrare nel calderone dei paesi islamici basterebbe pensare alla bomba demografica cinese ed indiana, o anche all’incredibile consumo pro capite di energia dei singoli statunitensi (se vogliamo potremmo considerare l’impronta ecologica di uno statuniteste e scopriremmo che è parecchie volte superiore a quella di un’indiano). Non si tratta quindi di controllare, non sarebbe possibile. ma di cambiare il concetto di perpetuazione della specie umana. Non si ottiene molto imponendo, servirebbe invece una chiara ed unanime politica globale di controllo demografico, per partire basterebbe che gli allarmisti (ci siamo estinguendo siamo sempre più vecchi etc…) tacessero smettendo di fare terrorismo psicologico. Siamo già stracolmi di paure artificiali e fittizie, non ne servono altre.
    Anche in questo caso vige la regola: se non lo si vorrà fare lo si dovrà fare. Pena la solita estinzione di massa

  6. Ciao Lidio,

    Per allarmisti e terroristi psicologici io intendevo coloro che continuano incredibilmente ad asserire che ci stiamo estinguendo (penso agli italiani) e che stiamo diventando sempre più vecchi, spingendo (Governi compresi) ad una procreazione irresponsabile e selvaggia. La situazione drammatica in cui versa la Terra è ovviamente da far conoscere con ogni mezzo.

  7. Caro Adriano, credo di non avere capito bene.
    Se per caso è così, non tenere conto di queste mie osservazioni che seguono.
    :-)
    Gli allarmisti non possono essere liquidati come persone che seminano terrorismo psicologico.
    Ci sono senz’altro figure come quelle che tu descrivi e che indubbiamenta fanno più danni che cose buone, purtuttavia il problema del “punto di non ritorno” non può essere più taciuto. E’ una realtà che non è vissuta con la dovuta attenzione.
    Ciò accade a causa delle politiche basate sul consumismo che imperano nella società occidentale – come certamente tu puoi insegnarmi agevolmente.
    Sono d’accordo sullo “straripare” di paure artificiali e fittizie, ma non credo che sbattere in faccia alla gente la realtà allarmante dello stato di salute di questo pianeta significhi aggiungerne altre.
    Rendere più consapevole l’umanità di quello che ha combinato su Gaia credo sia il compito di chiunque abbia a cuore un cambiamento epocale.
    L

  8. Avevo capito male e ne sono contento.

    Coloro che gioiscono alla nascita di un bambino, o che sorridono – ad esempio – quando comincia a circolare nei corridoi di un ufficio la notizia che la tal collega è rimasta incinta, mi fanno semplicemente vomitare.

    Sono le stesse persone che anzichè recuperare animali randagi o detenuti nei lager, pensano bene di regalare il cucciolino al loro piccolo bimbo tesorino di mamma e papà.

    Ovviamente acquistandolo in un pet-shop!

    Incuranti della tragedia che inevitabilmente si verificherà quando il “tesorino” di mamma si sarà rotto i coglioni del cucciolo ormai non più tale, che verrà a sua volta abbandonato o portato in un lager.

    L’eterna treblinka continua. E i peggiori sostenitori di questo andazzo sono proprio gli “zoofili-ad-ogni-costo”…

    Che magari poi si dichiarano pure “ambientalisti”…

  9. Il testo proposto da Adriano mi sembra molto utile, l’ho letto davvero con piacere e condividendolo praticamente in ogni parte. Invece di fare “obiezioni” al pensiero di Adriano (cosa che presupporrebbe in modo un po’ arrogante la sua perfetta conoscenza da parte mia) mi limito a fare delle note al TESTO che ho letto, per chiedere chiarimenti e suggerire possibili migliorie per renderlo più “efficace”. (nb: so benissimo che molta parte del testo non è tuo ma l’hai ripescato da internet, questo però non è un buon motivo per non migliorarlo dove si può! :D)

    1) In termini generali, anche se la semplice enumerazione degli attrezzi attrezzi permette una lettura più facile e leggera, devo dire che sento un po’ la mancanza di un filo conduttore che “unifichi” i vari punti. Potrebbe essere utile creare una connessione strutturale e storica tra i vari “attrezzi”? Ad es., tra ecologia profonda e decrescita, il grattacielo di Horkheimer e la gestione democratica, la distruttività dei processi tecnologici e la non violenza. Insomma, forse un passo successivo potrebbe essere quello di mettere in collegamento i vari punti della ottima mappa concettuale che hai abbozzato.

    2) Al punto 3 della lista (proporrei anche di numerarli, per rendere più agevole la citzione! :D) propongo, invece di “lotta in favore di diritti civili umani”, “lotta in favore della liberazione umana”, che mi pare un concetto più ampio ed è speculare alla “lotta di liberazione umana” del punto 2.

    3) Al punto 10, forse l’espressione “approcci concilianti” non rende abbastanza bene quello che vuoi dire. Cos’è un approccio “conciliante” con le istituzioni? Per un anarchico fare un partito è già una forma di conciliazione con lo stato. Per un comunista, dipende dal partito… etc.etc. Forse occorre qui ricorrere a qualche principio o serie di principi prestabiliti che qualificano un’azione come rigorosamente antispecista o meno (sulla falsa riga dei punti suggeriti da Francione e ricordati da Max, ad es.).

    4) Sono un po’ in dubbio sulle cosiddette “soluzioni autarchiche”. Anzitutto ti chiederei di spiegare meglio cosa intendi. Io lo intendo, ma forse sbaglio, come capacità di produrre da sé tutto il necessario all’esistenza. Ma se è così (e forse sbaglio, magari correggimi) fino a che punto e fino a dove vale il concetto di “autarchia”? Ovviamente comprendo l’urgenza e la necessità di una localizzazione della produzione in un mondo che importa stupidamente banane dall’altra parte del mondo…però le società umane hanno sempre scambiato prodotti a distanza, tra l’altro lo “scambio” (privato di ogni connotato speculativo) potrebbe far parte di un’idea di solidarietà e sussidiarietà tra gruppi umani, no? Insomma, al di là dell’autosufficienza (che mi piace comunque più di “autarchia” come parola…) come si stabilisce la distanza “giusta” di uno scambio dalla distanza “eccessiva, distorta, sbagliata”?

    5) Sulle note:

    – sostituirei “la visione piramidale di Max Horkheimer” con “la visione piramidale DENUNCIATA DA Max Horkheimer”, sennò sembra che H. parli a favore della piramide!! :-)

    – sostituirei “all’interno della terminologia degli ecovillaggi” con “all’interno degli ecovillaggi”, mi sembra più chiaro. O ho capito male?

    – Quando parli di “metodo del consenso” e dici “richiede un’assunzione di responsabililtà almeno parziale per la decisione assunta”, non capisco cosa voglia dire “almeno parziale”…Potrebbe essere utile fare un esempio?

    – Al punto 8 (sulla tecnologia), penso che la definizione sia buona ma specista! :-D Si può anche dire che “la tecnologia è la soluzione ad un bisogno” senza specificare UMANO; non devo ricordare a te che anche gli animali conoscono forme (magari rudimentali) di tecnologia…

    – Ho un problema con il concetto di BIOREGIONE. Lo definisci un “insieme omogeneo dal punti di vista morfologico etc.”. Ovviamente tale definizione è esatta, però è parziale…dà l’idea che in natura esistano delle bioregioni, mentre in realtà le bioregioni (come tutta la natura) sono in continuo MUTAMENTO. MAgari lentissimo – ed è la ragione per cui noi umani dalla temporalità limitata non ci rendiamo conto del loro cambiamento – però cambiano! E’ molto importante per connettere la visione antispecista (darwiniana) con il bioregionalismo, ricorrere al concetto (darwiniano) di STORIA NATURALE. La natura muta costantemente, ha una STORIA. Così come le specie sono un flusso e un divenire, lo sono anche le bioregioni. Questo può essere irrilevante per il ciclo vitale degli esseri umani (per i quali le bioregioni sono delle realtà immutaibili) ma è importante per non sottoscrivere involontariamente il concetto (vetusto e religioso) di natura perfetta e immutabile…

    – Sulla DECRESCITA. Il secondo presupposto della decrescita così come è formulato non è molto incisivo…Non prova nulla il fatto che “non v’è alcuna prova della possibilità di separae la crescita economica dalla crescita del suo impatto ecologico”! E’ un’affermazione che contrappone al dogma della crescita un semplice dubbio…

    – Sulla NON VIOLENZA. E’ una questione che richiede una trattazione a parte che va fatta quanto prima. E’ l’unica parte del testo che secondo me così com’è non va…ma, appunto, per questo rimando ad una trattazione specifica.

  10. Io non vomito se vedo una donna incinta, però concordo che siamo in troppi e che non ce n’è per tutti. Lotta quindi agli assertori dell’estinzione della specie umana che sono poi sicuramente quelli che regalano il cagnolino a Natale per il tesorino. Se poi il tesorino si rompe le palle, la colpa non è sua ma del cretino allarmista e consumista che glielo ha regalato.
    Tutto ciò è sintomatico di come gli animali siano considerati dalla massa degli umani: oggetti. Bisogna cambiare questo abominio. Ridare agli animali non umani la dignità che hanno di esseri senzienti e non usarli alla stregua di cose o giochi.
    Del resto, come la cronaca recente ci informa, anche alcune categorie di umani sono considerate merce, mi riferisco ai fatti della Tyssen-Krupp. Purtroppo il mondo è diviso in classi, in caste e noi umani vendiamo l’anima per poter salire di censo. Figuriamoci cosa non facciamo con gli animali. Si tratta di un’abitudine alla barbarie di cui l’uomo pare essere particolarmente portato.
    Non vorrete farmi credere che Hitler ha fatto tutto da solo?
    Ciao Paolo

  11. Per Lidio:

    per quanto riguarda gli “zoofili-ad-ogni-costo” sfondi una porta aperta, parlando in generale si può affermare senza tema di smentita che la poca chiarezza, la poca coerenza e la incomprensibile predisposizione al riformismo ad ogni costo, creano in qualsiasi movimento più danni che altro.

    Aldo Sottofattori nel suo scritto: https://www.manifestoantispecista.org/web/uomini-animali-animalisti/
    Lo spiega in modo egregio.

  12. Rispondo ai punti enumerati nel commento di Marco:

    1) Si hai ragione, spesso manca un nesso tra i vari attrezzi, un filo logico conduttore, ciò è però dovuto al fatto che la cassetta degli attrezzi è in continuo divenire ed ampliamente incompleta, pertanto io attendo di aggiungere man mano altri punti, e soprattutto attendo che anche altri ne suggeriscano. Nel momento in cui il tutto sarà sufficientemente esauriente, si proverà a fare un lavoro di interconnessione tra i vari attrezzi. Come per un ideale marchingegno, si dovranno utilizzare in sequenza dei precisi attrezzi per poterlo costruire. per ora questa sequenza è incompleta, pertanto ho preferito non delinearla. E’ quindi – come giustamente dici – un passo successivo, ma prima serve completare la “dotazione” degli attrezzi nella cassetta.

    2) Detto fatto.. la nuova versione del PDF della cassetta prevede la numerazione progressiva degli attrezzi: https://www.manifestoantispecista.org/web/cassetta-degli-attrezzi/
    La questione legata ai diritti civili umani è voluta, nel senso che intendevo dire proprio che è assolutamente necessario fondere la lotta antispecista con quella unicamente orientata verso il riconoscimento dei diritti umani. Parlare di liberazione umana è un’evoluzione che si potrà realizzare grazie all’antispecismo, ma che ora interessa purtroppo solo noi e non chi si occupa solo di diritti dei propri simili.

    3) Comprendo che ogni affermazione essendo passibile di interpretazione divenga soggettiva, per approccio intendo un rapporto che può essere conflittuale o conciliante, anche sul conflitto ci sarebbe molto da discutere. Come tu ben dici, ciascuno di noi ha una visione personale su cosa è conciliante e cosa non lo è. Anche in questo caso bisognerà capirsi. Per quanto mi riguarda già l’idea di fondare un partito politico – che come tale giustificherebbe con la sua stessa esistenza il criterio della gestione della società in modo rappresentativo e verticistico – sarebbe un approccio conciliante. Ritengo che adeguarsi ai criteri di gestione del sociale attuali entrando nell’area politica sia un grosso errore. Meglio sarebbe permettersi il “lusso” di rimanerne fuori agendo da movimento libero e non compromesso con i giochi di potere.

    4) Credo sia giusto parlare di autarchia se considerata come “capacità di autogovernarsi” che è una cosa diversa rispetto all’autosufficienza che ritengo una visione riduttiva. Intendo quindi l’autarchia esattamente come la intendi tu, solo che non vedo vincoli al libero scambio, al baratto ad esempio. Essere autarchici non significa rinchiudersi in una campana di vetro, significa solamente – secondo la mia personale visione – provvedere alle proprie esigenze direttamente evitando di delegare ad altri ed evitando di utilizzare mezzi e risorse non presenti in loco. L’autarchia di cui sopra si può – credo – verificare solo se inserita in un contesto di sobrietà, di semplificazione dell’esistenza. Se poi c’è la possibilità di scambiare beni con dei vicini in grado di produrne degli altri, perché precludersi questa via? Non credo esista una distanza accettabile, credo che si possa ragionare in base ai costi che l’ambiente e le altre specie devono sostenere per un bene a noi necessario.

    5) Horkheimer: osservazione più che giusta, il testo è stato cambiato
    Ecovillaggi: ho inserito all’interno del concetto di ecovillaggio, perché intendevo parlare dell’idea dell’ecovillaggio nella quale si inseriscono altre questioni, e non dell’ecovillaggio vero e proprio
    Metodo del consenso: premetto – come giustamente dicevi tu – che molto testo non è mio, ma proveniente da altre fonti. Ritengo che la questione del consenso sia complicata e da approfondire. L’assunzione di responsabilità “almeno parziale” è da considerarsi in un’ottica in cui purtroppo a volte dovendo arrivare assolutamente ad una decisione qualcuno si troverà non completamente d’accordo, ecco quindi che è importante che anche queste persone siano almeno in parte d’accordo e non completamente contrarie, altrimenti il criterio del metodo del consenso salterebbe.
    Tecnologia: hai ragione, il concetto può essere visto come specista, ma non bisogna mai dimenticare che la tecnologia che ha creato disastri immani sul pianeta è quella umana e non quella dei Castori, pertanto parlare della tecnologia impiegata dall’essere umano per il soddisfacimento dei propri bisogni credo sia appropriato, anche se in odor di specismo. Le altre specie animali posseggono una tecnologia già appropriata per l’ambiente, nessuna di esse infatti ha la possibilità – né la voglia credo – di poter distruggere la Terra semplicemente pigiando un bottone.
    Bioregione: assolutamente d’accordo con te. Ma la definizione di bioregione è solo indicativa e non parla di confini fissi ed immutabili, se per stabilire una bioregione si fa riferimento ad una catena montuosa o al corso di un fiume, quando esso cambierà, varierà anche la bioregione, ovviamente.
    Decrescita: posso essere d’accordo con te, ma la questione è che questi punti li hanno fissati i decrescenti e non noi, mi sono solo limitato ad esporli a titolo informativo, se si vorrà affrontare l’argomento per vedere di “adeguarlo” alle nostre sensibilità antispeciste, allora anche questi punto saranno destinati a cambiare
    Non-violenza: è un argomento immenso… E’ nel contempo un punto di forza e di debolezza, lo si dovrà affrontare con moto impegno. Certo è che se alla violenza della società del dominio si risponde con le stesse sue armi, non si farà altro che – in caso di vittoria – sostituire un dominio ad un altro.

  13. Cito quanto scritto da Paolo “Si tratta di un’abitudine alla barbarie di cui l’uomo pare essere particolarmente portato”
    Trovo molto giusta questa frase, e credo – come già detto – che la predisposizione alla crudeltà ed al dominio sia una nostra prerogativa di specie, il tutto però è controbilanciato da numerosi aspetti positivi. L’ago della bilancia, che fa pendere per una visione della vita, piusttosto che per l’altra, è ovviamente l’ambito sociale e culturale in cui l’individuo è calato, e dalla sua propensione ad abbandonare il proprio senso critico. Almeno credo sia così…

  14. 1) Forse la fase di “completamento” della lista e quella di “interconnessione tematica” potrebbero essere contemporanee e non sfasate…potrebbero essere insomma un progetto di lavoro collettivo da svolgersi a seconda delle competenze, degli interessi e delle inclinazioni (fermo restando l’adesione di tutti i partecipanti alla lista nel suo complesso). Ad esempio, sostengo anch’io l’aggiunta del tema “primitivismo”. La cosa fondamentale è che poi si riesca a partire da ciascuno dei singoli attrezzi a darne una lettura “antispecista”…Quindi avremmo non la “decrescita” ma la “decrescita antispecista” (era un tema su cui mi pare stavi lavorando con Schillaci no?), non la “visione orizzontale” ma la “visione orizzontale antispecista”, non il “primitivismo” ma il “primitivismo antispecista”, non la “non violenza” ma la “non violenza antispecista” e via di seguito…il tutto avrebbe però l’ottica non di rendere più “parziale” i vari strumenti ma, al contrario, di generalizzarli e renderli più universali tanto da includere la lotta allo sfruttamento delle specie animali. Ovviamente senza voler fare un’enciclopedia o pretendere all’esaustività, ma sempre con l’ottica di uno strumento di lavoro e di divulgazione.

    2) non so se ho capito. Vuoi dire che hai scritto “diritti umani” per motivi stragetigi perché agli animalisti di oggi è più facile capire che se uno lotta per i “diritti animali” lotta per forza pure per i “diritti umani” (mentre se scriviamo liberazione umana non lo capiscono)?

    3) Per questo continuo a non essere soddisfatto da questo punto. Rilancio la proposta per sostituire “non conciliante” con qualcosa di più preciso: per non lasciare adito a interpretazioni soggettive (o almeno ridurne la portata) forse occorrerebbe determinare dei criteri generali per cui è possibile definire una azione rigorosamente antispecista da una che non lo è. Una via alternativa – e che forse corrisponde di più allo spirito del punto come lo hai definito tu – potrebbe essere di chiarire quali sono i tipi di azioni concilianti…e qui la cosa è più facile perché abbiamo di fronte a noi il fallimento e i compromessi delle grandi (e piccole) associazioni protezioniste (e potremmo in parte prendere spunto dall’analisi che ci ha proposto Aldo).

    4) Hai ragione. La parola “autarchia” ha in sé anche il concetto di auto-governo e quindi è qualcosa di più della semplice autosufficienza economica…Però mi sembra comunque che anche dalle cose che hai scritto ora vi si sovrappongano tre concetti che sono originariamente distinti: l’autorganizzazione politica, l’autosufficienza economica, la semplificazione dello stile di vita. Forse questo è un punto in cui hai già cominciato a fare una sintesi tra attrezzi diversi? Occorrerebbe capire se l’espressione “autarchia” rende bene a tutti i livelli questa costellazione di idee…forse sì. A me mi sta antipatica forse perché mi ricorda le politiche mussoliniane! :)

    5) Hai già cambiato il testo su Horkheimer? Non mi pare…

    Metodo del consenso: sì mi è chiaro ciò che intendi, ma non riesco a capire come si possa assumersi “parzialmente” la responsabilità di una decisione che non si condivide in toto. Per questo ti chiedevo un esempio perché immagino che anche altri che leggano possano rimanere perplessi da quel punto. A me viene in mente – non so se è questo che intendi – che di fronte ad una decisione da prendere di cui non si condivide tutto, si “spezzetta” la decisione in punti e chi non è d’accordo su tutto dirà almeno su cosa e d’accordo e fino a dove si impegnerà nella realizzazione…Ma mi sembra un’ipotesi un po’ strana e fantastica di cui non riesco a trovare un esempio concreto…

    Tecnologia: Infatti per me il concetto di tecnologia è “neutro” (include anche le tecnologie animali) e bisognerebbe ricordarlo per non incoraggiare un atteggiamento oscurantista e anti-scientifico fin troppo diffuso. Il problema non è la tecnologia in sé che è un’espressione della razionalità (di cui tutte le specie sono a modo loro portatrici) ma il modo in cui viene usata e il contesto in cui la si usa. Quindi se si tratta solo di “definire” in generale la tecnologia direi che è bene usare un’ottica ampia e non specista e poi a parte si potrà dire perché e come la tecnologia UMANA è oggi distruttiva e va riformata (specificando magari con esempi anche quali sue realizzazioni dovrebbero essere del tutto abolite).

    Bioregione: beh allora se lo lasci così aggiungiamo come strumento dell’antispecista il darwinismo e la storia naturale! :)

    Non-violenza: che ne dici di aprire un topic su questo? Hai un testo in particolare su cui si potrebbe discutere utilmente?

  15. Ciao a tutti!
    Il lavoro che state facendo è veramente importante è sta riuscendo veramente bene, per questo vi ringrazio, così noi ci potremo occupare solo della fase della diffusione ;-)
    Scherzo!

    Cmq scrivo solo perchè ho alcuni appunti, che non ho capito se possono essere utili oppure no, purtroppo ho pochissimo tempo, vorrei solo rendermi utile ecco!

    tra l’altro noto con piacere che ogni punto della cassetta degli attrezzi è di grande spunto per riflessioni sulla dura realtà in vera antitesi con i nostri ideali :-(…
    Cmq venendo alle osservazioni:

    E’ citata l’ideologia del dominio ad inizio manifesto.
    Poichè credo che il manifesto sia un punto di riferimento sia per noi che in esso ci ritroveremo, ma anche per coloro che con noi cercheranno dialogo, o addirittura scontro, credo che al dominio bisognerebbe dare più rilievo.
    Cerco di spiegarmi:
    L’ideologia del dominio secondo me è il coerente effetto di una idea gerarchica illusoria (lo specismo), che comporta una visione del sé (in quanto specie), alienata. A sua volta però è causa (o meglio, linfa vitale) di ogni forma di educazione alla violenza possibile.
    Forse quindi dare a questo termine (dominio) un ruolo maggiore, fornisce un modo più veloce e semplice per mettere in relazione l’uomo con uno qualsiasi dei possibili interessi umani.
    Dico questo perchè per tutti noi è molto difficile spiegare l’antispecismo (quasi a tutti quelli che conosco, per quanto abbiano dedicato del gran tempo, ogni volta tocca ricostruire quasi tutto daccapo per riuscire a spiegarsi bene) e per chi lo approccia è molto difficile coglierlo al volo. In un certo senso, dominio è il termine ponte tra specismo ed i suoi palesi effetti negativi che al di là della personale sensibilità o interesse, ogni essere umano è in grado di riconoscere.
    Non so se sono riuscita a spiegarmi…nel caso posso cercare di fare di meglio …

    Nel frattempo ovviamente mi sono dimenticata le altre note, ma prima che mi dimentichi pure questa, meglio se posto.
    Grazie ancora!
    Ciao
    Eva – Telin

  16. Cara Eva,

    Grazie per i complimenti.

    La speranza è invece che prendiate parte attivamente (come stai facendo tu e come fa Enzo) all’elaborazione degli attrezzi della cassetta e del concetto di antispecismo, in modo da avere una visione il più possibile allargata e omnicomprensiva.
    Molto interessante la tua proposta sull’ideologia del dominio.
    In effetti nella cassetta degli attrezzi è solo accennata, mentre dovrebbe avere uno spazio rilevante. Ti propongo di fornire una definizione dettagliata dell’ideologia del dominio in modo da poterla inserire magari nell’attrezzo 2: L’universalità della lotta di liberazione animale in base a principi quali: l’uguaglianza, la libertà, la giustizia, la solidarietà ed il rispetto dell’alterità.

    Cosa ne pensi? Saresti disponibile?

  17. Ciao Adriano, ho letto ripetutamente “la cassetta degli attrezzi” e mi trovi concorde in ogni punto (forse l’ordine di apparizione di alcuni punti tipo il punto 10 rispetto ad altri…ma da anarchico son di parte). Marco (saluto anche lui) scrive in precedenza:
    -Insomma, al di là dell’autosufficienza (che mi piace comunque più di “autarchia” come parola…) come si stabilisce la distanza “giusta” di uno scambio dalla distanza “eccessiva, distorta, sbagliata”?-
    Il limite potrebbe essere semplice da individuare. Occorrerebbe rilevare che impatto ha il trasporto sull’ambiente, ed in caso di bilancio negativo per quest’ultimo evitarlo. in quel senso l’autarchia è valida cosa anche se legata a tristi personaggi del passato. Tutto ciò è naturalmente ben al di là da venire, siamo ancora noi stessi molto lontani dal poter valutare per ogni cosa che facciamo il reale impatto. Di primo acchitto potremmo dire che una videoconferenza ha meno impatto di un incontro de visu per il quale molte persone (es. convegni) devono spostarsi, questo perchè non riusciamo a valutare tutte le conseguenze delle nostre azioni. Spostarsi vuol dire non solo inquinare bruciando carburante ma produrre plastica e rifiuti con le auto, necessitare di energia elettrica per i treni, fabbriche e tutto il resto. Ma molte di queste controindicazioni sono presenti anche per metterci nelle condizioni di effettuare una semplice videochiamata. Non è solo premere un pulsante.
    Servirebbe un vero studio catalogativo dell’impatto delle azioni umane sull’ambiente (magari possiamo saltare a piè pari la produzione di carni che già sappiamo essere la prima cosa a dover scomparire, pena la nostra estinzione) ma se dobbiamo capire quali sono le tecnologie che possiamo “tenere” per buone ritengo sia un punto necessario. Anche perchè parlando di decrescita non intendiamo tornare a crescita zero, perlomeno non in tempi rapidi direi.
    Un caro saluto, Enzo

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